Documento redatto dal Centro Studi di Confindustria che analizza nel dettaglio i risultati relativi all'indagine sugli effetti del Covid-19.
I risultati vengono presentati in modo comparato con quelli raccolti a maggio (terza edizione dell’indagine) subito dopo la riapertura di molte aziende.
Qui di seguito una sintesi delle principali statistiche:
• si è registrato un miglioramento rispetto all’indagine precedente, seppure il quadro rispetto al 2019 resti negativo: in termini di fatturato la perdita media di giugno rispetto allo stesso mese del 2019 è stata del -24,5% (da -48,4% di aprile); mentre in termini di ore lavorate del -17,6% (da -46,3%). In alcune regioni il calo rispetto all’anno precedente resta molto sopra la media, per esempio in Toscana (-37,7% per il fatturato e -27,9% per le ore lavorate);
• continua ad aumentare il numero di aziende aperte: l’85,2% delle imprese intervistate ha riaperto totalmente (in maggio erano il 73,8%) mentre il 12,9% lo ha fatto solo in parte (da 20,3%). Le aziende ancora chiuse sono l’1,6% (da 5,9%);
• i dipendenti inattivi si attestano al 17,7%, in riduzione rispetto al 28,5% registrato nell’indagine precedente. L’utilizzo del telelavoro è diminuito, attestandosi al 19,2% dei dipendenti totali delle aziende intervistate (da 29,2%);
• il numero dei dipendenti inattivi varia di regione in regione (con un picco del 48,1% in Campania) e di settore in settore (con un picco dell’87,7% per i servizi di alloggio e ristorazione). Effettuando un focus sulla manifattura, a fronte di una media del 10,4% di dipendenti che restano inattivi, si nota come tra i settori che stentano maggiormente a ripartire compaiano il comparto tessile (19,5%) e quello della carta (23,9%);
• in calo, seppure resti elevato, il numero dei dipendenti delle aziende intervistate che potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.): il 13,0% in luglio da 37,6% in maggio. Anche in questo caso si rilevano variazioni regionali importanti con picchi del 30,9% in Piemonte e del 23,0% in Toscana;
• dall’analisi delle risposte qualitative risulta chiaro il bisogno di ulteriore sostegno per le imprese da parte delle istituzioni. È auspicabile che vi siano ancora provvedimenti per facilitare l’accesso alla liquidità e al credito, ma anche un alleggerimento della fiscalità o almeno un rinvio delle scadenze al 2021. Si richiede anche un prolungamento degli ammortizzatori sociali e di altre misure per rilanciare la domanda;
• l’applicazione dei protocolli sanitari ha fatto sì che ci sia stato un aumento dei costi mensili sostenuti in media per lavoratore pari a 125 euro;
• per reagire alla crisi le strategie introdotte più frequentemente dalle imprese sono la riduzione dei costi fissi (scelta dal 23,5%) e l’ampliamento dei target di mercato (17,9%).